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john cascone

Risonanza (io sono legione), performance realizzata in collaborazione con Jesal Kapadia in occasione di "Sensibile Comune", Galleria Nazionale d'Arte Moderna, Roma, 21/1/2017.

Dalle casse presenti nella sala si sente un dialogo, solo successivamente i performer si palesano, ma continueranno ad entrare ed uscire dalla sala vagando per  il museo e gettando per terra i fogli che leggono.  Mentre sono fuori dalla sala una voce dei due performer cambia e rientrati si presenta un'altra performer non vista precedentemente, camminano tagliando trasversalmente la sala, si siedono per terra in un angolo tra il pubblico, continuano a leggere, poi si rialzano cercando di andare via prima della fine della performance.

Risonanza

(io sono legione)


A: Inessenziale
B: Inessenziale?
A: siamo in una performance
B: nooo, queste cose non si dicono
A: lo sanno tutti che queste cose non si dicono
B: qualsiasi azione ora ha valore di performance, è evidente!
A: anche io che dico qualsiasi?
B: si, anche tu che dici qualsiasi!
A: qualsiasi
B: qualsiasi
A: qualsiasi
B: qualsiasi
A: qualsiasi
B: qualsiasi
A: qualsiasi
B: Fantastico!
A: e se alzo un braccio?
B: anche
A: Perché gli altri non lo dicono che fanno una performance, si vergognano?
B: non lo dicono perché è scontato, banale, già detto.
A: le cose si fanno, non si dicono
B: dici che allora è un po' parassitario quello che stiamo facendo?
A: io penso che sia scontato, a volte banale e fondamentalmente già detto.
B: io penso che nel contesto di questa mostra non dovrebbero permettere tutto questo.
B: anche io non ho mai sopportato chi parla e non dice niente.
A:  e accade spesso, molto spesso, e sta accadendo ora, imbarazzante, mi lascia senza parole.

(10 secondi in silenzio)

B: bellissimo!
A: si molto bello, un imbarazzo unico.
B: se fosse durato di più, se fosse durato per sempre.
A: almeno fino alla fine della performance.
B: la cosa che mi imbarazza di più è sapere che altre persone stanno leggendo le stesse parole in altre sale.
A: siamo in dieci.
B: siamo in dieci, potremmo smettere e far continuare loro.
A: tutto sarebbe uguale, va al di là di noi
B: non siamo il centro, ma il punto in una circonferenza
A: una circonferenza decentrata

B: io sono legione
A: io sono legione
B: L’ingresso è molto piccolo e nascosto.
A: Le camere sono molto ariose
B: Le tue mani si stanno muovendo,
A: le tue dita e i tuoi occhi si stanno muovendo.
B: E i tuoi pensieri registrano ciò che il tuo corpo sta facendo.
A: Devi sentire le dimensioni, lo spazio.
B: Le sue visite qui erano molto speciali per me, ho sempre imparato qualcosa.
A: Pochissime persone possono parlare del silenzio in una stanza, ma lei poteva.
B: Poche persone possono parlare di luce in modo significativo, ma lei poteva.
A: Più tardi, molto più tardi, mi sono reso conto che lei ricordava tutto:
B: Piegale.
A: Le nostre conversazioni.
B: Mettile via.
A: È ora di andare a casa.
B: Io sono legione
A: Io sono legione


B: e se non fosse vero, che siamo dieci?
A: per alcuni secondi lo è stato e questo basta
B: per alcuni secondi eravamo in dieci a ripetere le stesse parole
A: un coro disperso in luoghi diversi del museo

B: io sono legione
A: io sono legione
B: Una parete può essere un'atmosfera.
A: Un muro può essere un gesto.
B: A volte, se non appari come ci si aspetta di comparire, tu non appari.
A: Ci sono molti che non appaiono
B: Lo sguardo scorre su di te; come se tu non ci fossi.
A: Oppure diventi una domanda (Signore, o Signora?) o uno "scusi" (signore, oh scusi, signora): tu sei stato visto, diventando una domanda un corpo si trasforma in uno spettacolo.
B: uno spettacolo precario
A: condizionato dal favore di un altro, dipendente dalla volontà altrui che è il modo in cui il precario acquisisce il senso del rischioso, del pericoloso ed dell’incerto.
B: Se sei dipendente da una porta, da uno sguardo che si apre, tanto rapidamente quella porta potrà esserti chiusa in faccia e tu scomparire.
A: ”Come mai tu gli parli con così tanta franchezza?”,
B: ”Lui mi parla così io gli parlo. tu mi parli. Io parlerò con te."
A: Io sono legione
B: Io sono legione


B: e se non fosse falso che siamo dieci?
A: siamo dispersi in diversi luoghi del museo
B: dispersi, decentrati
A: forse allora in un altro punto del museo c’è anche un altro pubblico che sta ascoltando le stesse parole.
B: un pubblico più bello, più attento, non come loro che sono qui.
A: Si più bello,  loro no, no ... così no.... perchè avevamo concordato che il materiale di questo testo doveva venire da tutti i nostri amici.

B: E’ stato per amicizia che abbiamo deciso di esporci in questo modo, l'amicizia non solo per chi sarà lì con noi in carne e ossa, ma per tutti quei pensatori, guaritori, flâneurs, artisti, maghi e streghe che saranno con noi in spirito…
A: e che ora ci fanno dire:

B: Io sono legione
A: Io sono legione
B: Le mie parole sono sempre più semplici.
A: Stanno diventando più semplici perché non riesco a fare nulla con i meccanismi più complicati.
B: Sta andando nel modo che sai, sta andando in quel modo.
A: A è per auto-critica,
B: un momento di auto-critica in buona opera artistica è estremamente importante,
A: ogni giorno alla fine della giornata deve essere praticata.
B: Non auto-riflessione ... ma auto-criticità.
A: Sono molto privilegiata nel dire quello che penso
B: Per alcuni, devi diventare insistente per essere il destinatario di una azione sociale, potrebbe essere necessario mostrare la tua presenza, agitare il braccio, dicendo: “Eccomi!".
A: Per altri, è sufficiente alzare il braccio perché ti è già stato dato un posto al tavolo prima di prendere quel posto.
B: Questo è il motivo per cui penso che il privilegio sia come un congegno per il risparmio energetico: è richiesto meno sforzo di essere o di fare.
A: Dopo tutto, solo perché loro t'invitano non vuole dire che si aspettano che tu compari.
B: cosa accade quando compari?
A: Loro non ti stanno aspettando.
B: Io fingo di non riconoscerlo: questo lavoro può essere lo sforzo di non notare il fastidio causato dal tuo proprio arrivo.
A: C’è una finzione in corso; non è il fingere di essere qualche cosa che tu non sei
B: ma fingere di non notare che tu non sei quello che loro si aspettano.
A: A anche per "autocoscienza", qualcosa di simile a un processo auto-indotto, autodeterminato, o auto-diretto per raggiungere la coscienza.
B: Autocoscienza
B:  si svolge all'interno di un gruppo.
A: Questa pratica non può avvenire in solitudine.
B: Noi siamo in dieci, siamo un gruppo.
A: disseminati, senza centro,
B: io sono legione
A: io sono legione


B: e se fosse falso.
A: se si ripete più volte una cosa poi diventa vera allora siamo in dieci che stiamo leggendo le stesse parole.
B: siamo disseminati nel museo, nel mondo.
A: e cosa diciamo?
B: diciamo che…
A: forse in un altro punto del museo c’è un altro pubblico che sta ascoltando le stesse parole, un pubblico più bello, più attento, non come loro che sono qui.
B: forse in un altro punto del museo ci sono due persone più belle, più brave di noi che stanno leggendo benissimo ed è questo pubblico ad essere nel luogo sbagliato, e forse anche noi vorremmo ascoltare queste persone più belle più attente di noi che leggono le stesse parole che stiamo leggendo noi.
A: Si anche a noi piacerebbe ascoltare queste persone che leggono queste stesse parole però sono più... belle e più brave, dovremmo aiutare il pubblico in questa ricerca.
B: E' una questione di "risonanza"... un rapporto che può essere stabilito tra due o più di noi che non vivono necessariamente nello stesso luogo o nello stesso tempo.
A: Quello che stiamo facendo qui apre la possibilità di trovare risonanza con altri al di fuori di qui.
B: fuori di qui, fuori di ora
A: Sta accadendo?
B: Non lo so...
A: Hai mai avuto la sensazione della fine, che si stia avvicinando, come qualcosa che potrebbe cadere da un momento all’altro e tutto regge, ma per poco, e tu sei in quel poco, lo abiti, e per la prima volta non vorresti uscire dal quel poco, e lo abiti come si fa in una chiesa, in una grotta?
B: Lo sapevamo fin dall’inizio e non abbiamo fatto altro che allontanarlo, anche di questo non si dovrebbe parlare, del finale non si parla in corso d’opera, il finale si sceglie, succede, ma non se ne parla.
B:  Non lo so se un finale si sceglie, però c’è una lucidità che senti quando sta per arrivare e poi ci sarà quel tipo di silenzio, quel silenzio lì, qualcuno qualcosa lo interromperà perché deve essere interrotto, perché non siamo mai stati capaci a sostenerlo.
A: andiamo via prima che arrivi
B: lo sai che è impossibile
A: almeno proviamoci
B: non ci riusciremo
A: proviamoci

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